HAYEZ. L’officina del pittore romantico
La Mostra di Francesco Hayez a Torino: HAYEZ. L’officina del pittore romantico aperta al pubblico dal 17 ottobre 2023 al 1 aprile 2024 è un Viaggio nell'Eccellenza Artistica Italiana.
Nel cuore della vibrante città di Torino, un evento straordinario sta catturando l'attenzione degli amanti dell'arte e degli appassionati della cultura italiana: la mostra dedicata a Francesco Hayez, uno dei pittori più celebri dell'Ottocento italiano, che sta portando alla GAM di Torino un centinaio di opere, tra dipinti e disegni, che tracciano il percorso creativo e il genio artistico di questo maestro. Francesco Hayez (Venezia1791- Milano 1882) è universalmente riconosciuto come uno degli artisti più importanti del Romanticismo italiano e la sua influenza sulla pittura del XIX secolo è ancora tangibile oggi. La mostra a Torino, a cura di Fernando Mazzocca ed Elena Lissoni in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera, è un'opportunità unica per immergersi nelle sfumature della sua arte, scoprendo la sua evoluzione stilistica e il contesto storico che ha plasmato la sua visione unica. La mostra offre un viaggio cronologico attraverso la carriera di Hayez, dalla sua formazione artistica tra Venezia e Roma - dove ha goduto della protezione di Canova - fino alle grandi affermazioni milanesi e alle opere mature che lo hanno consacrato come uno dei grandi maestri della pittura italiana. I visitatori saranno accolti da alcune delle sue opere più iconiche, tra cui La Meditazione dei Musei Civici di Verona e L'Accusa segreta dei Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia, cui è accostato Il Consiglio alla Vendetta, prestigioso prestito proveniente dal Liechtenstein Museum di Vienna, capolavori intrisi di emozione e maestria tecnica. La sezione inaugurale si concentra invece sul periodo formativo del pittore, evidenziando le influenze accademiche e la sua capacità di reinterpretare la tradizione classica in chiave romantica. Una serie di schizzi e dipinti meno conosciuti offrono una prospettiva intima sulla sua crescita artistica e sulla sua ricerca di un linguaggio pittorico personale. La narrazione della mostra si sviluppa poi attraverso le diverse fasi artistiche della carriera di Hayez, con sezioni tematiche che esplorano i suoi dipinti storici, i ritratti e le opere ispirate alla mitologia. Le sale sono curate con attenzione per creare un'esperienza immersiva, arricchita da didascalie esplicative e approfondimenti sul contesto storico e culturale in cui Hayez ha operato. La mostra non si limita a celebrare solo l'arte di Hayez ma si immerge anche nel legame speciale tra l'artista e la città di Torino. La sua presenza in diverse corti italiane, tra cui quella sabauda, ha lasciato un'impronta indelebile sulla cultura artistica della regione. La mostra esplora i legami di Hayez con Torino attraverso documenti storici, lettere e testimonianze contemporanee. Per arricchire ulteriormente l'esperienza dei visitatori, la mostra è accompagnata da una serie di eventi collaterali, conferenze, laboratori artistici e visite guidate. Esperti e curatori offriranno approfondimenti sulla vita di Hayez, sulla sua influenza nel contesto artistico italiano e sulla conservazione delle opere d'arte. La mostra di Francesco Hayez a Torino è un'occasione straordinaria per immergersi nell'eredità di questo grande artista, interprete dei destini della nostra nazione, capace di estendere il respiro della sua pittura dalla storia all'attualità politica, in gran parte legata ai moti rivoluzionari per raggiungere l’unità d’Italia. Attraverso un percorso espositivo ricco e coinvolgente, i visitatori possono scoprire la maestria di Hayez, esplorando il suo impatto sulla pittura dell'Ottocento e riscoprendo la bellezza intramontabile delle sue opere. Un omaggio sentito a un'icona dell'arte italiana che continua a ispirare e affascinare. |
Mostra: Piccio fra vero e ideale.
Mostra: La montagna dipinta
Sabato 18 giugno alle 17.00 a Villa Monastero di Varenna verrà inaugurata la mostra La montagna dipinta: un percorso pittorico nell’800 e nel primo 900 attraverso le collezioni private lombarde, organizzata dalla Provincia di Lecco, a cura di Anna Ranzi, in collaborazione con Fabrizio Pedrazzini. Dopo il tema dell’acqua, proposto per la mostra della scorsa estate a Villa Monastero in occasione di Expo 2015, il soggetto scelto quest’anno è la montagna, altro elemento di particolare importanza che caratterizza il territorio lecchese. Più di 100 dipinti realizzati da vari specialisti del tema, quali Filippo Carcano, Emilio Longoni, Angelo Morbelli, Cesare Maggi, Carlo Fornara, Eugenio e Lorenzo Gignous, Leonardo Bazzaro, si accostano a opere di autori quali Silvio Poma, Carlo Pizzi, Vincenzo Bianchi, Achille Tominetti, Paolo Sala, Gaetano Fasanotti e Giovan Battista Lelli, e molti altri che hanno raffigurato tra Ottocento e Novecento il paesaggio montano. La grande tradizione alpinistica delle zone lecchesi, conosciuta in tutto il mondo per le importanti scalate effettuate nel corso di quasi un secolo, è inoltre rappresentata da vari artisti-alpinisti che hanno raffigurato le vette raggiunte nel corso del primo Novecento, quali Leonardo Roda, Luigi Binaghi e Paolo Punzo. La mostra è una particolare occasione per offrire ai visitatori e ai turisti che si recano a Villa Monastero un nuovo suggestivo tema, che permette di conoscere dal punto di vista pittorico le nostre apprezzate zone, insieme agli ambienti montani delle valli alpine lombarde, piemontesi e valdostane, oggetto di interesse e di sfida per gli alpinisti già alla fine del ‘700 quando avvennero le prime esplorazioni, notevolmente intensificatesi nei due secoli successivi. Ancora una volta l’evento è stato reso possibile grazie al sostegno degli sponsor, Family Banking di Lecco Mediolanum e Grafiche Paolo Cattaneo di Oggiono, e alla disponibilità di molti collezionisti privati, che hanno prestato le loro opere con generosità.
La mostra sarà visitabile dal 18 giugno al 25 settembre nei seguenti orari: giugno e luglio: mercoledì dalle 14.00 alle 19.00, giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 19.00; agosto: tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.00; dal 1° al 25 settembre: mercoledì dalle 14.00 alle 18.00, giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 18.00 |
Mostra: Leggere, leggere, leggere!
Libri, giornali, lettere nella pittura dell'Ottocento
Vi segnalo una piccola ma molto carina mostra che si tiene presso la pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate in Canton Ticino. La mostra, attraverso una corposa carrellata di opere, selezionata dal curatore Matteo Bianchi, indaga i modi secondo cui il tema della lettura è stato trattato dai maggiori pittori del secondo Ottocento svizzero e italiano, spaziando dalla necessità dell'istruzione al piacere del testo. Le opere provengono sia da collezioni museali che private. Fra gli artisti esposti si annoverano i ticinesi Preda, Monteverde, Berta, Feragutti Visconti, Franzoni, Chiesa e Luigi Rossi, mentre si distinguono, fra gli italiani, Gerolamo Induno, Mosè Bianchi, Tranquillo Cremona, Ranzoni, Bazzaro, Gola, Sottocornola, Mancini, Cabianca, Longoni, Morbelli, Nomellini e alcuni pittori Macchiaioli (ad esempio Lega e Zandomeneghi). Pinacoteca cantonale Giovanni Züst Rancate (Mendrisio), Canton Ticino, Svizzera 18 ottobre 2015 - 24 gennaio 2016 Da martedì a venerdì: 9-12 / 14-18 Sabato, domenica e festivi: 10-12 / 14-18 Chiuso: il lunedì; 24, 25 e 31/12 Aperto: 8 e 26/12; 1 e 6/01 |
Mostra: Vie d'acqua tra '800 e '900
Afrettatevi ancora per questa settimana, fino al 20 settembre, una ricca e assai varia raccolta di dipinti provenienti da collezioni private lecchesi e lombarde, per la maggior parte inediti e presentati per la prima volta in un’esposizione pubblica, illustra il suggestivo paesaggio lariano e offre, proprio per la sua collocazione nella Casa Museo Villa Monastero di Varenna, uno specifico approfondimento alla descrizione del ramo lecchese del lago. Alle raffigurazioni del Lario si affiancano interessanti immagini che raccontano il fiume Adda e altre, meno numerose, che delineano i laghi e i corsi d’acqua della Brianza. Sono opera di mportanti e significativi autori che hanno lavorato nel territorio lecchese nel corso dell’800 e nel ’900, contribuendo a far conoscere l’immagine del territorio, già apprezzato in passato e meta di numerosi visitatori, al di fuori dei confini nazionali e spesso permettono di rivivere le emozioni di paesaggi ancora incontaminati e di grande suggestione.
Dipinti di Gozzi, Canella, Carcano, Prinetti, Lelli, Jotti, Calvi, Spreafico, Grubicy, Cressini, Poma, Bezzi, Beltrame si uniscono a un cospicuo numero di quadri di autori locali, o acquisiti all’ambito lecchese, quali Pizzi, Todeschini, Morlotti, Sora, Maffia, Gennai, Zago, Monti, Cinotti, Bonora, Bernasconi, Castiglioni, Mozzanica, Dell’Oro, Didone e il poco conosciuto Stefano Galli, fino ad arrivare ai bellanesi Vitali. La mostra non intende avere carattere esaustivo: moltissime altre opere sono infatti disperse in una miriade di collezioni private e non sono potute essere presenti in questa rassegna legata al tema dell’acqua, spunto e occasione per la contemporanea manifestazione di Expo 2015. Il percorso espositivo si svolge in tre sezioni disposte in ordine cronologico: il primo ’800 nella Casa Museo Villa Monastero; il tardo ’800 nello spazio espositivo di Villa Monastero; il ’900 nella Sala Rosa e Marco De Marchi del Comune di Varenna. Villa Monastero Varenna orari: da martedì a domenica 9,30 - 19,00 fino a domenica 20 settembre |
Museo a Tortona: Il Divisionismo
Oggi vi voglio segnalare un’esposizione permanente dedicata al Divisionismo. A chi non lo ha ancora fatto ed è appassionato d'arte consiglio vivamente una gita a Tortona dove in un bellissimo spazio nuovo che ingloba parte dei resti delle vestigia romane e medioevali dell’antica Dertona, trova spazio un’esposizione permanente completamente dedicata al Divisionismo.
“Il Divisionismo. Pinacoteca Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona” rappresenta lo sviluppo di un preciso indirizzo programmatico della Fondazione che ha portato, nel volgere di pochi anni, alla formazione di una significativa collezione d’arte che conta oggi più di ottanta opere incentrate sulla varietà dei linguaggi pittorici dei divisionisti. La raccolta si propone di documentare questo momento fondamentale della cultura artistica italiana tra Ottocento e Novecento in tutto il suo contesto storico e sociale attraverso il dialogo dell’originario nucleo di tele di Giuseppe Pellizza da Volpedo, con le successive mirate acquisizioni di opere di importanti artisti che in ambito nazionale si sono fatti interpreti della “pittura divisa”. I dipinti tracciano un percorso di grande livello, dalla sperimentazione cromatica della scapigliatura, all’applicazione più matura della tecnica divisa da parte degli artisti socialmente impegnati degli anni novanta dell’Ottocento fino agli approcci empirici nell’ambito simbolista e ai primi saggi dei futuristi per i quali il divisionismo costituiva il linguaggio della modernità. A capolavori, quali Piazza Caricamento di Plinio Nomellini, Mi ricordo quand’ero fanciulla (Entremets) di Angelo Morbelli, Il seminatore di Carlo Fornara, Ona staderada (La venditrice di frutta) di Emilio Longoni, di recente acquisizione, si affiancano, in comodato, opere altrettanto significative di Giovanni Segantini, Vittore Grubicy, Gaetano Previati e Giuseppe Pellizza, di cui spicca la celebre Processione di proprietˆ del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. L’unicità della collezione deriva anche dalla presenza di opere di notevole originalità di firme meno conosciute, come Cariatidi di Baldassarre Longoni, Lavoro notturno alla stazione Termini di Giovanni Battista Crema e Il traino del cannone di Giuseppe Cominetti, oltre ad alcune testimonianze pre-divisioniste, comunque pertinenti alle ricerche tecniche e sociali degli artisti che diventarono, pochi anni dopo, importanti interpreti del divisionismo come Pellizza, Nomellini e Longoni. L’allestimento, a differenza del catalogo della collezione che segue un ordine cronologico, mira ad evidenziare anche le affinità tra le opere delle diverse aree geografiche, cercando confronti insoliti, a volte perfino sorprendenti. Ne sono un esempio il rapporto tra Serafino Macchiati e Giacomo Balla durante un breve sodalizio parigino nel 1900 o tra Guglielmo Amedeo Lori, Plinio Nomellini e Benvenuto Benvenuti, uniti dalla comune matrice toscana, filtrata attraverso il maturare delle loro personali poetiche. Tra gli esponenti dei diversi divisionismi non va dimenticato il tortonese Angelo Barabino cui è stato attribuito un doveroso omaggio attraverso una sala espositiva che ne rappresenta la produzione più intensa e creativa. Sede Palazzetto medievale Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona Corso Leoniero, 2 angolo Piazza Duomo Tortona (Al) |
Mostra: Alberto Pasini
Voglio segnalarvi una bella mostra che ho visto settimana scorsa. All'interno del museo Accorsi - Ometto di Torino è stata allestita un'esposizione di Alberto Pasini, probabilmente il più grande pittore italiano orientalista del XIX secolo. Nacque a Busseto in Emilia, in una famiglia economicamente disagiata, dopo essersi formato all'accademia di Parma, accorse come volontario alla prima guerra di indipendenza. A Torino espose alla Promotrice in numerose rassegne e si stabilì definitivamente nella capitale sabauda, diventando piemontese d’adozione, andando a vivere in una villa a Cavoretto.
Pasini si trasferì a Parigi nel 1851, dove cominciò a trarre ispirazione nei suoi paesaggi dalle novità della scuola di Barbizon. Nel 1855, riuscì ad aggregarsi alla missione diplomatica Bourée presso lo scià di Persia, compiendo un lungo viaggio nel favoloso «Oriente». Al suo ritorno a Parigi, dopo due anni, egli acquistò larga notorietà con i dipinti dedicati all’Oriente, realizzati da chi i luoghi li aveva visti e vissuti dal vero. Non fu che una prima esperienza, ribadita in successivi viaggi in Egitto, Sinai, Palestina, Libano, Siria e Turchia tra il 1859 e il 1873. Dopo un ultimo viaggio a Istanbul, nel 1876 Pasini rientrò in Italia, facendo tappa a Venezia: qui egli scoprì una preziosa alternativa – per colori, forme e luci – con l’amatissimo Oriente. Lo stesso accadde durante i due viaggi in Spagna, nel 1879 e nel 1883: a Cordoba e a Granada infatti il pittore rimase folgorato dalle fascinose atmosfere moresche degli edifici storici delle due città iberiche che determinarono un suo rinnovato campo di azione. Se i Salon parigini decretarono la sua fama internazionale di sommo pittore orientalista, in realtà fu Torino che, un anno prima della morte, gli rese il più importante omaggio-riconoscimento, presentando all’Esposizione Nazionale del 1898, ben 193 studi dal vero che costituivano la sua personale collezione, conservata nell’atelier della villa di Cavoretto. La mostra si sofferma dunque sul versante «orientalista», cioè quello baricentrico della più ricca e celebrata vena del pittore, con i conseguenti corollari delle divagazioni veneziane e iberiche, legate a una consonante ispirazione. SEDE 7 febbraio - 29 giugno 2014 Museo Accorsi - Ometto Via Po 55 011.837688 int. 3 ORARIO Da martedì a venerdì 10.00 – 13.00; 14.00 – 18.00 Sabato e domenica 10.00 – 13.00; 14.00 – 19.00 Lunedì chiuso |
Mostra: Un mondo in trasformazione
Mostra che si terra dal 13 ottobre 2013 al 12 gennaio 2014 a Rancate (Mendrisio), Canton Ticino Svizzera presso la Pinacoteca Cantonale Zùst.
La rassegna presenta una novantina di capolavori eseguiti dai maggiori protagonisti della cultura figurativa ottocentesca lombarda e ticinese.. L’oculata scelta delle opere si prefigge d’illustrare l’evoluzione della pittura di paesaggio, rurale e urbano, tra il 1830 e il 1915 e le conseguenti implicazioni sulla società. Non solo paesaggi quindi, ma anche scene di vita quotidiana. Lungo il percorso della mostra il visitatore ha modo di immergersi nell’ambiente cittadino ottocentesco attraverso le suggestive vedute di Lugano e Milano, dipinte da artisti quali Giovanni Migliara, Giuseppe Canella, Carlo Bossoli e Giuseppe Elena, che testimoniano le significative modifiche dell’assetto urbano. Da queste rappresentazioni tipiche dell’epoca romantica si passa a una visione della città più attenta ai mutamenti della modernità: irrompono infatti la presenza della ferrovia, dell’industria e del disagio sociale, ma anche nuovi momenti ricreativi, dedicati allo svago collettivo e privato. Tra i principali interpreti di questo mondo in trasformazione troviamo Filippo Carcano, Filippo Franzoni, Adolfo Feragutti Visconti e Mosè Bianchi, che con Corso di Porta Ticinese tratteggia i contorni di una Milano fumosa e brulicante di vita, mentre con Lavandaie immortala la fatica di umili donne iscritte in un paesaggio che conserva ancora cadenze bucoliche. Quadri in cui la denuncia sociale si fa più esplicita sono, ad esempio, L’alveare di Luigi Rossi, Ritorno dal lavoro e L’abbruttito di Pietro Chiesa, Venduta! di Angelo Morbelli, dipinto che ritrae l’annichilente realtà della prostituzione minorile. A quest’ultimo artista, portavoce delle diverse declinazioni del suo tempo, la mostra dedica un’intera sala.
Ai cambiamenti nella raffigurazione della città si affiancano i paesaggi della campagna ticinese e lombarda che paiono cristallizzati in una visione idealizzata dai toni lirici. Profondi mutamenti stilistici stravolgono l’arte del XIX secolo: una diversificazione di linguaggi che spazia da influenze scapigliate a ricerche più schiettamente veriste, per approdare al divisionismo di Giovanni Segantini, Emilio Longoni, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Edoardo Berta e Giovanni Sottocornola e aprire una finestra sulla prima fase del Novecento con le opere prefuturiste di Umberto Boccioni.
I vari nuclei della mostra sono sottolineati da testi poetici e in prosa, coevi ai dipinti e a loro legati per tematiche o atmosfere, al fine di evocare in maniera ancor più vibrante lo spirito dell’epoca. La scelta dei brani è curata da Michele Fazioli.
La rassegna presenta una novantina di capolavori eseguiti dai maggiori protagonisti della cultura figurativa ottocentesca lombarda e ticinese.. L’oculata scelta delle opere si prefigge d’illustrare l’evoluzione della pittura di paesaggio, rurale e urbano, tra il 1830 e il 1915 e le conseguenti implicazioni sulla società. Non solo paesaggi quindi, ma anche scene di vita quotidiana. Lungo il percorso della mostra il visitatore ha modo di immergersi nell’ambiente cittadino ottocentesco attraverso le suggestive vedute di Lugano e Milano, dipinte da artisti quali Giovanni Migliara, Giuseppe Canella, Carlo Bossoli e Giuseppe Elena, che testimoniano le significative modifiche dell’assetto urbano. Da queste rappresentazioni tipiche dell’epoca romantica si passa a una visione della città più attenta ai mutamenti della modernità: irrompono infatti la presenza della ferrovia, dell’industria e del disagio sociale, ma anche nuovi momenti ricreativi, dedicati allo svago collettivo e privato. Tra i principali interpreti di questo mondo in trasformazione troviamo Filippo Carcano, Filippo Franzoni, Adolfo Feragutti Visconti e Mosè Bianchi, che con Corso di Porta Ticinese tratteggia i contorni di una Milano fumosa e brulicante di vita, mentre con Lavandaie immortala la fatica di umili donne iscritte in un paesaggio che conserva ancora cadenze bucoliche. Quadri in cui la denuncia sociale si fa più esplicita sono, ad esempio, L’alveare di Luigi Rossi, Ritorno dal lavoro e L’abbruttito di Pietro Chiesa, Venduta! di Angelo Morbelli, dipinto che ritrae l’annichilente realtà della prostituzione minorile. A quest’ultimo artista, portavoce delle diverse declinazioni del suo tempo, la mostra dedica un’intera sala.
Ai cambiamenti nella raffigurazione della città si affiancano i paesaggi della campagna ticinese e lombarda che paiono cristallizzati in una visione idealizzata dai toni lirici. Profondi mutamenti stilistici stravolgono l’arte del XIX secolo: una diversificazione di linguaggi che spazia da influenze scapigliate a ricerche più schiettamente veriste, per approdare al divisionismo di Giovanni Segantini, Emilio Longoni, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Edoardo Berta e Giovanni Sottocornola e aprire una finestra sulla prima fase del Novecento con le opere prefuturiste di Umberto Boccioni.
I vari nuclei della mostra sono sottolineati da testi poetici e in prosa, coevi ai dipinti e a loro legati per tematiche o atmosfere, al fine di evocare in maniera ancor più vibrante lo spirito dell’epoca. La scelta dei brani è curata da Michele Fazioli.